LFLV LEARNINGFROM LAS VEGAS.
“Visitare Las Vegas a metà degli anni 60 è stato come visitare Roma alla fine degli anni 40, utile a preparare l’architetto alla lezione dello spazio aperto, alla grande scala, alla velocità. A COSA PUO’ SERVIRE OGGI? A prepararci forse alla città dell’intrattenimento e del fantasy? Las Vegas sta alla strip come Roma sta alla piazza. Ovvero la Strip come il Foro Romano. Il Foro era un intero paesaggio di simboli, di significati stratificati. Formalmente era un brutto pasticcio, simbolicamente era una ricca miscela di elementi. L’arco trionfale che mutatis mutandi, a las vegas diventa il cartellone pubblicitario. LO SPAZIO C’ENTRA POCO, POCHISSIMO. In questo senso l’edificio, dunque l’architettura, deve saper portare su di sé i valori simbolici del racconto. Degenerazione del simbolismo sarà il negozio di papere a forma di papera, dove simbolo e involucro/arch sono la stessa cosa, senza lasciar margine all’elaborazione critica. Per venturi anche l’articolazione spaziale, valore proprio dell’architettura moderna, non è altro che decorazione e fa dell’edificio una papera autoreferenziata.

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